Missione interplast Uganda 2011 - Fort Portal

In Agosto si è conclusa la mia seconda missione chirurgica in Uganda con Interplast Italy, la tredicesima nel mondo che ho fatto come chirurgo plastico volontario. 

Il team di quest’anno era composto da chirurghi ed infermieri di Torino e di Pisa. Oltre a me, i chirurghi plastici erano il Dr. Giancarlo Liguori (Torino), responsabile e organizzatore della missione, il Dr. Daniele Bollero (Torino) ed il Dr. Edris Kalanzi Wamala (Ugandese). Con il Dott. Edris Kalanzi Wamala avevo già lavorato insieme in passato in altre tre missioni africane, in Zambia (2000 e 2002) e Uganda (2008). Il caro amico e collega ugandese si è specializzato cinque anni fa con me a Pisa nel mio ex reparto di cisanello ed ora, chirurgo esperto, è uno dei pochi chirurghi plastici del suo paese; lavora al Mulago Hospital di Kampala dove ha un piccolo reparto di chirurgia plastica con sei letti, e poi si sposta spesso nel suo paese e nei paesi vicini per operare malformazione, esiti di traumi e di ustioni.

Il Team:

Partiti a fine luglio da Amsterdam, non essendoci voli diretti dall'Italia per l'Uganda, abbiamo quindi raggiunto Entebbe, dove c'è l'aereoporto internazionale della capitale Kampala.  

La nostra destinazione finale dopo l'arrivo ad Entebbe, in questa nostra seconda missione ugandese, è stata quindi la piccola città di Fort Portal, raggiunta dopo 7 ore di strada decisamente…dissestata!.  Fort Portal è la terza città dell’Uganda, ad ovest del paese, a 1700 metri di altitudine, alle propaggini della catena montuosa del Rwenzori, tra Uganda e Congo. Il Rwenzori è un imponente massiccio montuoso di oltre i cinquemila metri, spesso innevato e avvolto perennemente dalla nebbia e battuto da piogge incessanti, nonostante si sia proprio sulla linea dell' equatore. Anche a Fort Portal, benchè fossimo in agosto il clima non era proprio estivo, la sera faceva decisamente freddo e ogni giorno almeno un paio d'ore pioveva con violentissimi rovesci e fulmini nonostante non si fosse nella "rain season".

Il massiccio del Rwenzori, chiamato dai locali (i Bantoro) "il signore della pioggia" venne per la prima volta visto da uomini bianchi a fine ottocento. In queste zone infatti venne l'esploratore Speke e poi vi passarono il medico esploratore David Livingstone, seguito successivamente dall' inglese Morton Stanley, che  lo cercava in giro per l’Africa.   Le esplorazioni inglesi in queste zone avevano lo scopo di trovare, i cosiddetti “monti della luna” (mountains of the moon)  che erano proprio la catena del Rwenzori, sui quali si credeva ci fossero le misteriose sorgenti del fiume Nilo.

Rwenzori

I monti della luna (Rwenzori)

Il Nilo si scoprì invece in seguito che nasceva non solo dal Rwenzori ma anche da altre sorgenti di cui una anche in Rwanda, e anche come emissario del grande Lago Vittoria; anche se il Duca degli Abruzzi (Luigi Amedeo di Savoia), grande esploratore e alpinista che per primo scalò il Rwenzori nel 1907, sosteneva, scherzandoci su, che, dato che da quelle montagne scorre l'acqua che alimenta il grande lago Vittoria, la vera sorgente del Nilo è quindi proprio e solo il..Rwenzori, come sosteneva la leggenda, e che quindi era lui ad averla..scoperta! Il massiccio del Rwenzori è costituito da sei montagne (Stanley, Speke, Baker, Luigi di Savoia, Gessi ed Emin); la cima più alta, la punta Margherita è di 5109 metri. La spedizione italiana di Luigi Amedeo di Savoia si fermò proprio a Fort Portal da dove partì poi per la scalata al gruppo di montagne.

Noi a Fort Portal abbiamo lavorato nell’unico ospedale della zona, il “Fort Portal Referreal Hospital”, che, come spesso succede in Africa, era carente di farmaci e strumenti, nonostante fosse l'unica struttura di riferimento di una zona vastissima di territorio, per diverse centinaia di migliaia di persone.

Gruppo chirurghi

In ospedale

 

Quella zona dell’Uganda non è, per fortuna, particolarmente disagiata dal punto di vista alimentare, il terreno è molto fertile, hanno acqua in abbondanza e  quindi cresce ogni tipo di frutta e verdure (banane, ananas, passion fruit, avocado,melanzane, cassava) inoltre nella zona, essendo in quota, si coltiva una grande quantità di ottimo tè che viene perlopiù esportato e producono poi sia ottimo miele di montagna che zucchero di canna. Con un particolare tipo di banane verdi non dolci (i platani) della consistenza della patata, fanno una specie di polenta (il matoke), che, cotta al vapore dentro foglie di banano, fa da base, insieme ad un buonissimo sugo di arachidi (groundnut luwombo), a piatti di verdura e, quando possono permetterselo, di pollo o pesce (tilapia e persico del nilo). Ovviamente in ospedale  mangiavamo sempre insieme al personale locale, queste loro semplici cose, da noi comprate anche per tutti loro e che peraltro erano veramente molto buone.  La popolazione perciò, nonostante un reddito pro capite molto basso riesce in qualche modo a vivere e ad alimentarsi abbastanza bene;

L’assistenza sanitaria è però in quelle zone purtroppo scarsa, nel senso che i medici ci sono, ed alcuni sono anche molto preparati (nella capitale Kampala c’è la Makerere University, la piu  famosa Università d’Africa) ma sono privi spesso del minimo indispensabile per lavorare. Abbiamo visto operare bambini di pochi anni con addomi acuti da perforazioni intestinali da tifo, senza bisturi elettrico, aspiratore, garze e suture adatte, ma solo con pochissimi e vecchi ferri chirurgici, eppure questi poveri bambini nonostante tutto sopravvivevano grazie alla grande abilità dei chirurghi generali locali.

Il nostro team, in meno di due settimane, lavorando 11 ore al giorno è riuscito in questa missione ad operare 110 pazienti, perlopiù bambini, con labiopalatoschisi ed altre malformazioni congenite e gravi retrazioni da ustione, donne con sventramenti dell’addome post partum, cicatrici cheloidee, neoplasie cutanee ed altro ancora.

I pazienti erano stati trovati grazie ad un lungo lavoro di informazione e ricerca, nei mesi precedenti al nostro arrivo, anche in villaggi e comunità lontane, operato da infermieri e medici locali. Il direttore dell'ospedale, il Dr. Charles Olaro, presentato ad Interplast dal Dr. Edris Kalanzi, aveva dato piena disponibilità ad ospitare la nostra missione a Fort Portal fornendoci gli spazi necessari e cioè le sale, i letti per ricoverare e gli ambulatori per fare le visite ed i controlli. Ovviamente non tutte le sale operatorie erano state da noi occupate dato che purtroppo quotidianamente arrivavano sempre gravi urgenze, spesso da incidenti stradali, che dovevano essere immediatamente fatte dai chirurghi locali.

Gli interventi di chirurgia plastica sono andati tutti molto bene, senza complicanze o infezioni (in Africa la sensibilità agli antibiotici è elevatissima). Tutte le operazioni sono state importanti per quella povera gente, ma alcune sono state di una particolarità davvero commovente, anche per noi, che siamo abbastanza abituati a tutto ciò.  Benedict, ragazzo muto di 17 anni venne a visita in ambulatorio strisciando sui glutei, aiutandosi con le mani dove aveva messo un secondo paio di vecchie scarpe, praticamente si trascinava seduto ormai da anni perche una ustione delle ginocchia gli impediva di stendere le gambe. Con un intervento abbastanza semplice,in meno di un’ora gli abbiamo raddrizzato le gambe, con il dubbio però che senza una adeguata fisioterapia avrebbe avuto delle difficoltà. Dopo cinque giorni, mentre operavamo, l’infermiera della corsia ci chiamò a gran voce, uscimmo di sala e Benedict stava per la prima volta, dopo anni, camminando in giro per l’ospedale!  E così fece da mattina a sera per tutto il tempo, come a doversi "rifare" del tempo perduto strisciando seduto! Vi potete immaginare la commozione di tutti noi.. credo che anche solo un intervento come questo, possa valere.. una intera missione!

Tanti altri interventi sono stati ugualmente di enorme beneficio ai pazienti e grande soddisfazione per noi, come la ragazza di sedici anni con due mammelle enormi, che pesavano più di cinque chili ciascuna, piene di fibroadenomi giganti ulcerati e infetti, che la rendevano ripudiata da tutti e la costringevano a camminare curva e dolorante, tornata alla vita e “sposabile” in…sole tre ore di mastoplastica riduttiva, con una splendida e normale.. terza misura di seno!  o  il bambino di soli cinque mesi con grave ustione di tutto il viso, infetta e dolorosa, che nessuno medicava da tempo, guarito in soli sette giorni di medicazioni avanzate che lì non hanno perché troppo costose e che in Italia abbiamo a disposizione negli ospedali in quantità enormi...

Nell’unica domenica di riposo della missione andammo a vedere i laghi Edwards e George, anch'essi descritti da Livingstone e Stanley, in una zona vulcanica verso il confine con il Congo, a 100 km da Fort Portal; là ci mostrarono un piccolo villaggio di pescatori sul canale Kazinga che collega i due laghi, dove negli ultimi mesi diverse persone erano state uccise dai leoni... subito fuori dal villaggio (che si trova ai margini del Queen Elizabeth National Park dove di leoni ce ne sono circa 120) ed inoltre, da sempre, la gente viene uccisa dai coccodrilli, lì numerosissimi, che attaccano le donne mentre lavano i panni nel lago o i bambini che giocano sulla riva.

Nonostante queste avversità naturali e di altro genere (come già detto, l’Uganda esce da decenni di violente guerre e genocidi tribali), e nonostante la loro miseria, e la quasi assenza di sussistenza statale, la gente di questo bellissimo paese è sempre cordiale, volenterosa, affabile, serena ed ha sempre il sorriso sulle labbra in qualsiasi situazione. E nonostante anche loro, per centinaia di anni, come mezza Africa, siano stati invasi dagli stati colonialisti, subendo oppressioni e violenze come se fossero "oggetti personali" dei paesi occupanti, accolgono ora sempre e comuque noi “musungu” e cioè “uomini bianchi” con estrema cordialità, ospitalità e simpatia...

A fine missione, come sempre fanno i nostri team di Interplast, è stata lasciata all'ospedale ospitante sia una grande quantità di materiale di consumo che un elettrobisturi ed un aspiratore chirurgico che lì non avevano. Gli strumenti erano stati acquistati da Interplast Italy grazie a donazioni ricevute da club femminili pisani (Soroptimist, Fidapa, Inner Wheel, Ammi). Sostenitori di questa missione sono stati  poi tanti privati cittadini di Torino che hanno dato il loro contributo ad Interplast in occasione di molte serate di beneficenza (anche con la partecipazione dei tifosi della squadra del Torino calcio) e spettacoli teatrali pro Interplast ("Cicatrici", al teatro Gioiello); un piccolo ulteriore aiuto economico per la missione Uganda 2011 era giunto ad Interplast Italy anche dal Rotary Club Pisa.

A seguire (link), articolo su questa missione sulla Rivista Pisa Medica (pag.27):   Un chirurgo plastico pisano in Uganda. pdf 

A seguire (link), articolo su questa missione sul periodico S. Anna News della Scuola Superiore S. Anna:  "Uganda 2011. Sotto il Rwenzori con Interplast" 

aGruppo

Foto di gruppo con i nostri pazienti al Fort Portal Referreal Hospital