2010 Camiri-Bolivia

Team:

Chirurghi plastici:

Giancarlo Liguori (Torino)-responsabile missione, Daniele Gandini (Pisa), Daniele Bollero (Torino)

Medico Specializzando: Dott. Luciano Contaldo

Anestesisti:

Beate Kuppers (Pisa), Marzia Corini (Pisa)

Infermiere strumentiste:

Natalina Polcan (Pisa), Loredana Silivestro (Torino)

Fotografo:

Carlo Orsi (Milano)

Collaboratrice:

Renata Prevost (Milano)

Il viaggio (31 dicembre):

Pisa-Milano-S.Paolo del Brasile (14 ore), quindi attesa di 9 ore dentro l'aereoporto di S.Paolo poi volo S. Paolo-Santa Cruz della Sierra (3 ore), poi ancora 5 ore di auto fino a Camiri con tappa notturna a Gutierrez, un poverissimo agglomerato di case lungo la strada e "festeggiamento dell'ultimo dell'anno in un centro missionario sotto una pagoda con pavimento in terra a mangiare carne arrosto e verdure, brindando con specie di coca cola locale, stanchissimi..a letto subito dopo la mezzanotte.... 

Viaggiare in quelle zone, soprattutto di notte è molto pericoloso a causa delle strade dissestate, del modo pericoloso di guidare dei locali e dell'elevato numero di animali vaganti per la strada (cani, capre, asini...), uno dei nostri mezzi investì una sera un grosso maiale che se ne stava dietro una curva in mezzo alla strada e per poco non finirono tutti nel grosso fiume locale, il Rio Grande (in quei giorni in piena), Questo fiume, unendosi poi via via con altri fiumi sempre più grandi (Marmorè, Madeira), arriva infine nel Rio delle Amazzoni. 

Camiri è una cittadina sperduta nella regione della Cordillera, nel sud della Bolivia, da dove iniziano le prime propaggini delle Ande.

E’ una regione molto povera, rurale, fino a qualche anno fa importante centro di estrazione del petrolio, ora li’ in fase di esaurimento, ma ancora presente in notevoli quantità nel resto del sottosuolo boliviano. In quelle zone, per far affiorare il petrolio residuo dai giacimenti usano pomparci dentro acqua che lo fa quindi risalire.

Il clima era caldissimo (30-35 gradi) ma molto piovoso, con violenti rovesci giornalieri.

La popolazione della zona era in gran parte di origine Guaranì, antichissima popolazione indigena seminomade un tempo estesa a gran parte dell’amazzonia brasiliana, Bolivia, Paraguay e Argentina, repressa e decimata dagli Spagnoli e dai Portoghesi durante la colonizzazione del sudamerica, ora suddivisa in comunità "separate" dai confini di stato. Si tratta di persone dedite all’agricoltura, alla pastorizia e all’artigianato; vivono ancora spesso in gruppi isolati nella foresta o sugli altipiani e si curano tuttora perlopiu’ con la medicina tradizionale a base di erbe.

Un reale, anche se drammatico resoconto sugli Indios Guaranì e sui loro rapporti con i missionari Gesuiti e con i conquistatori europei lo troviamo nel bel film "Mission" con Robert de Niro.

L’ospedale:

Hospital Municipal de Camiri, piccolo ma ben tenuto ed organizzato, in grado di soddisfare emergenze chirurgiche acute, urgenze ostetriche e neonatali; nel periodo della nostra presenza ci avevano lasciato a disposizione le uniche due sale operatorie con l’obbligo pero’ di liberare rapidamente una sala in caso di loro urgenza, cosa che quotidianamente accadeva, per questo motivo cercavamo di sfasare ed alternare interventi lunghi con cose piu brevi per essere in grado di lasciare loro spazio in massimo 20 minuti;

I pazienti erano stati reclutati e selezionati da una organizzazione locale chiamata “CONVENIO DEL MINISTERO DE PREVICION SOCIAL Y SALUD PUBLICA” diretto da Padre Tarcisio Ciabatti, francescano originario del Casentino, in Bolivia da 35 anni e da Suor Maria Bettinsoli, gerente della “Red de Salud Cordillera” coadiuvati da Francesco Cosmi, di origini fiorentine, organizzatore e gestore in prima persona del coordinamento dei pazienti, affiancato dalla collaboratrice Estella, sempre con noi 12 ore al giorno;

Daniele Gandini

A Camiri con Giancarlo Liguori, Daniele Bollero e Padre Tarcisio Ciabatti, Coordinatore del "Convenio" del Vicariato Apostolico di Cuevo

 

Questa organizzazione sanitaria lavorava molto bene, riuscendo piano piano a portare il popolo Guaranì ad avere fiducia nella medicina moderna pur mantenendo le loro preziose tradizioni di erboristeria e medicina locale, soprattutto agendo a livello di vaccinazioni e prevenzione per la Malaria e per la terribile malattia di Chagas, lì presente, nonchè per una educazione ostetrico ginecologica e pediatrica. Fino a qualche anno fa la mortalità neonatale materno-infantile era infatti altissima, e ora sta decisamente riducendosi.

Quella povera gente, in quelle zone, per poter sopportare meglio le fatiche del lavoro nei campi aveva l'abitudine di tenere in bocca un "bolo" di foglie della pianta della coca (proprio quella della cocaina...) che lì vendono anche al mercato, che, mista ad un pizzico di bicarbonato per farla assorbire meglio, dicevano che dava loro maggior resistenza alla fatica e alla sete. Non conoscendo questa procedura, un giorno venne a visita in ambulatorio un paziente con un vistoso bozzo ad una guancia, io che facevo le visite, vedendolo da lontano dissi: guardate che grosso tumore misto della parotide ha quell'uomo!.. l'infermiera rise e gli fece subito sputare il bolo di foglie di coca che lui teneva tranquillamente in bocca, aspettando la visita...

Gli interventi di chirurgia plastica ricostruttiva da noi eseguiti sono andati tutti a buon fine, senza complicanze, anche grazie alla bravura delle nostre anestesiste, (molto esperte con i bambini), con ottimi risultati e ripresa delle funzioni danneggiate dalle maformazioni congenite o dalle ustioni.

Un cartello in sala operatoria

 

I ritmi di lavoro erano di circa 10 ore al giorno per 6 giorni a settimana, con riposo la domenica perchè le sale erano...chiuse!

Nell’unica domenica di riposo ci siamo recati a due ore di fuoristrada da Camiri, a Lagunillas, un paesino che sembrava il set deserto di un film western di Sergio Leone dove inizia la famosa “Ruta del Che” e cioè il percorso attraverso la Bolivia fatto da Ernesto Che Guevara, singolare figura di Medico, diventato simbolo della lotta rivoluzionaria nel mondo intero, ucciso in Bolivia nel 1967.

Strada facendo, su indicazione del nostro autista Mauricio, di origine Guaranì, ci fermammo in una località chiamata Karaguatarenda, dove riuscimmo a trovare e a parlare un pò con un boliviano di una settantina di anni, Rainaldo Changaray Vaca, che ci racconto del suo incontro con Che Guevara che conobbe personalmente il 27/5/67 mentre passava di li’ con una ottantina di guerriglieri armati, proveniente dalle montagne, per dirigersi a Vallegrande, piu a nord, dove venne in seguito ucciso. Di questo passaggio in quella zona di Che Guevara, ne ho poi trovato riscontro nel libro “Che Guevara, Diario in Bolivia”, ed. Feltrinelli.

L’ultimo giorno di missione è stato sicuramente il piu bello e gratificante, quando, come facciamo sempre nelle nostre missioni, rivediamo tutti gli operati insieme per medicarli e dare loro istruzioni per quando saremo andati via; questo è il momento in cui possiamo davvero apprezzare la soddisfazione ed il riconoscimento dei pazienti operati e la commozione delle mamme che, tolti i cerotti, vedono il proprio bambino guarito dalla deturpazione che aveva o che lo limitava nei movimenti o nell’alimentazione.

La cosa però particolare di questa missione è stata che gli organizzatori locali avevano fatto in modo che ogni gruppo di pazienti venuti da una certa zona, erano accompagnati ai nostri controlli da un medico o da un infermiere della loro comunità, al quale potemmo dare tutte le istruzioni ed i materiali necessari per le medicazioni; anche in missioni precedenti, perfino in Africa ed in Tibet, siamo sempre riusciti a non “abbandonare” i pazienti operati a loro stessi ma ad avere sempre dei referenti sanitari locali per il “dopo missone”, ma questa volta, grazie ai bravissimi operatori del Convegno della Salute c’è stato un vero e proprio passaggio di consegne paziente per paziente, cosa che spesso è impossibile riuscire a fare anche con i nostri pazienti in Italia... Non solo, ma nei mesi successivi hanno continuato a mandarci per email da un internet point, le immagini dei pazienti in guarigione, usando una piccola macchina digitale da noi lasciata a loro, per consentirci di dare gli ultimi consigli sulle medicazioni; una vera e propria "telemedicina" con mezzi di fortuna...e a costo zero!

Quella regione del sud della Bolivia purtroppo è fortemente bisognosa di interventi che riguardano la nostra specialità, basti pensare che l’ultima missione di chirurgia plastica ricostrutiva fatta in quella zona risaliva a 14 anni fa, sempre da parte di  un gruppo di sanitari di Interplast Italy; le forti richieste da altri paesi del mondo (soprattutto Tibet, Bangladesh e Africa) hanno purtroppo impedito ai nostri team di poter ritornare lì prima.

Al link seguente, articolo sulla missione sul S.Anna News, periodico della Scuola Superiore S.Anna di Pisa (pag. 20): 

"Camiri, Bolivia, missione Interplast Italy"